Sabato mattina, la sveglia è a riposo, apro un occhio. Sono quasi le 9. Mi stiracchio, adoro stiracchiarmi. Mi espando sulla superficie di tutto il letto. Un piede si imbatte in qualcosa di peloso, morbido e caldo. È uno dei gatti, è quello che ci vuole ben altro per disturbare il suo sciallo assoluto e totale. Da giù in cucina sento il rumore di accensione della piastra. Tra pochi minuti sentirò uno dei suoni che amo alla follia. Il rumore della moka, e poco dopo anche l’aroma di caffè salirà le scale. Tutto questo è solo il preludio. Ad un certo punto sentirò i suoi passi salire le scale. Porterà con sé un vassoio. Moka fumante, due tazzine, una sarà la mia preferita. A volte c’è anche la brioche, o una fetta di crostata fatta con le sue mani, o biscotti, non sempre fatti con le sue mani. Ho reso l’idillio? Lui è il mio compagno e fa questa comparsata tutte le mattine. Anche quando la sveglia, in settimana, suona alle 6. Oggi è sabato, ed ho sorriso ancor prima di aprire gli occhi. Se stai pensando che sono fortunata, avrei molte cose da dirti. E te ne dirò, ci sarà occasione. Una donna molto saggia, invece di evocare la fortuna mi ha semplicemente chiesto “ma come hai fatto?”. Ve lo dirò, vi racconterò tutto non certo in un post. Ma ve lo dirò, è una promessa, e io non prometto quasi mai. Un’altra saggia mi ha detto “io ti invidio!” che gioia mi ha dato! Ha detto ad alta voce quello che tante manco si autorizzano a sentire. M’invidierei anche io! Ne abbiamo poi riso insieme. Non ho avuto la fortuna di incontrare una donna da invidiare, semplicemente non mi sono mai, dico MAI, accontentata, nonostante la disapprovazione e la commiserazione di amiche e parenti. L’invidia ti segnala che te quella roba lì potresti raggiungerla e l’unico motivo per cui non l’hai ancora raggiunta è perché non sai come fare. O non ne hai voglia di sbatterti. Così per molte io sono fortunata, altre mi invidiano e solo una, per ora, mi ha chiesto come ho fatto. L’invidia può diventare ammirazione. Così, ve l’ho appoggiata lì, fatene ciò che vi pare. Alla giusta distanza voglio il bene di tutte pur non avendo quel fantomatico cuore grande che tante di voi hanno, quello che è aperto a tutti e tutti è in grado di amare. Io no, ma manco alla lontana. A confronto vostro io ho un cuore piccino piccino che ama poche e pure selezionate creature.
Torniamo all’idillio di questo sabato mattina.
So che abbiamo tempo per stare insieme. Sorseggiamo caffè, lo osservo coccolare il gatto. Soffermo lo sguardo sulle sue mani. Adoro le sue mani. Adoro lui. Non sempre, a volte lo odio. Gli porgo la tazzina, mi piace che me la riempia. Mi porge anche la brioche, adoro, grazie. A quel punto è ammesso il verbo. Al secondo refill di caffè sono in grado di articolare parole. E non mi fermo più. Di cosa parliamo ve lo racconto un’altra volta, discorsi tra adulti, discorsi che eccitano entrambi e gli fanno venire gli occhi più scuri di quanto sono già. Oh quegli occhi!!! Discorsi che poi si trasformano, diventano un dialogo tra corpi che parlano. Una delizia.
Mi sento desiderata e bellissima.
Quando lui mi dice “sei bellissima” io gli credo. Da quando mi sento bellissima ho iniziato a credergli.
Da quando mi sento bellissima, ha iniziato a dirmelo più spesso. Dettagli. Si, son dettagli.
Lui esce, abbiamo prole e parecchie faccende da sbrigare. Esco anche io. Funzioniamo come una squadra o una tribù. Non certo come una famiglia normale.
Siamo tante cose ma normali proprio no.
Io esco a procacciare qualcosa di buono per pranzo e cena. Cammino estasiata dalla bellezza che vedo fuori. Fiori, colori, mi piacciono persino alcune persone che incrocio. Vedo una coppia di pubblici ufficiali, divisa blu, pistola in bella vista. Mi accorgo di due occhi di un insolito blu, spalle larghe, un gran bel ragazzo. Sorrido tra me e me stupendomi di me stessa. Solitamente le divise e le armi mi impediscono di cogliere bellezza.
Oggi son proprio strepitosamente sintonizzata sulla bellezza evidentemente.
Proseguo nella mia camminata, annuso rose, indugio con lo sguardo in un giardino pieno zeppo di calendule. Esce un signore dalla porta di casa e mi becca in flagrante. Lo saluto e mi giustifico “stavo ammirando i vostri fiori, sono bellissimi”. Lui mi fa “dici?” si, sono bellissimi! Gli sorrido e passo oltre. Mi sento proprio bene! Cammino col cuore in alto, mi sento come un fiore, sono una rosa che profuma!
Entro al supermercato, anche qui trovo bellezza! Antonia ste robe bisogna che te le tieni per te però perché così sembri una pazza! Solo una pazza potrebbe trovare bellezza al supermercato! Solo un’esaltata o una di quelle che tanto ti davano sui nervi, quelle che sanno di dover trovare bellezza ovunque e si raccontano di farlo. Quelle col cuore aperto a tutti, quelle cha amano tutti. Oddio! Starò mica diventando così? macchè! La bellezza che trovo al supermercato ve la dico: la prima è una donna più grande di me, forse sulla sessantina. Capelli bianchi, lunghi, raccolti sommariamente, bella! Rughe e tutto il pacchetto. Penso che mi piacerebbe essere così da più vecchia. Penso che sono sulla strada giusta. Non sono tante le donne belle da vecchie. Uso la parola vecchia apposta. Non sono tante le vecchie belle ma ci sono, io lo sarò e lo sono già a seconda dei punti di vista.
La seconda bellezza che trovo è la cassiera più giovane del supermercato, avrà poco più di vent’anni, mi dice “tesoro non hai pesato le banane” io reagisco in automatico “corro a pesarle!” e lei mi dice “non correre”. Sorella, ti voglio bene, non perderti per strada!
Esco dal supermercato col mio zainetto sulle spalle e le due buste, pesanti uguali per permettermi di camminare confortevolmente fino a casa. Sono una praticante di yoga, la mia prima maestra di yoga, tanti anni fa, mi ha insegnato a fare questa cosa per aiutare le spalle a rilassarsi, così quando posso lo faccio. Sento il petto schiudersi ancora un po’ di più. Ho letteralmente il cuore gonfio. Dall’altra parte della strada vedo un furgone fermo con alla guida la bella donna più vecchia di me che sta richiamando l’attenzione di qualcuno. Ho gli occhiali da sole, non vedo benissimo. Sta davvero richiamando la mia di attenzione? Mi avvicino, incedo con grazia beneficiando delle mie due buste da spesa che mi ricordano di andare con calma. “Non correre” dovremmo avere costantemente qualcuno che ce lo ricorda. Tra me e me, gasata ed entusiasmata da tutte le meraviglie che questo sabato mi stava offrendo, penso “chissà adesso che sorpresa arriva”. Ormai sono arrivata, appoggio le buste a terra e ascolto quello che ha da dirmi:
“sei così magra, posso darti dei consigli? no sai, non voglio offenderti ma io aiuto tutti, ho bisogno di aiutare, raccatto per strada gli animali feriti…”
Al “sei così magra, posso darti dei consigli” ho sorriso e detto “no grazie” ma la donna che io avevo notato perché bellissima aveva l’esigenza di terminare la sua offerta. Un po’ come quando parte la pubblicità su Spotify e tu non puoi skippare ma ti tocca finire di ascoltare. Mi sembrava eccessivo darle tutta la mia capacità di ascolto. Chi mi conosce sa che fa parte della mia arte, del mio mestiere, ascoltare. Se metto in campo quello strumento usato al 100% posso diventare anche pericolosa. Così con una parte ascoltavo ma con l’altra paravo il colpo perché si, certo che è offensivo. Le ho chiesto se fosse sua abitudine comportarsi nello stesso modo con chi nota essere qualche chilo in sovrappeso. Su questo tema potrei scriverci un libro e probabilmente lo farò. Sappiamo che non si può più nemmeno usare la parola “grasso”. Sappiamo che il grasso non solo è tollerato ma anche esibito con orgoglio, celebrato dalla moda. Una secca va aiutata. Per il suo bene. Si, ha pronunciato anche questa frase che è una delle più ipocrite io conosca.
Per il tuo bene, detto ad una persona adulta, è un capolavoro di ipocrisia.
Io le ho chiesto se fosse curiosa di sapere io invece cosa avevo pensato notandola: “che sei una donna bellissima…” a quel punto lei mi mostrava già le sue lacrime, mi parlava di quanto avesse bisogno di aiutare, e al mio dirle “sei bellissima” sapete come ha risposto?
Tu sei più bella di me.
Ah. Ma non ero quella cui dare consigli per la magrezza eccessiva? Non ero quella che hai paragonato secondi fa ad un animale ferito da raccattare? Non ero quella a cui rivolgere la parola, per il suo bene? com’è che sono diventata il termine di paragone? Com’è che in un baleno si arriva lì? Tu sei più bella di me…
Ecco. Donne, io ve la butto lì, fatene ciò che vi pare: iniziate a celebrare la meraviglia del creato che siete. Rassegnatevi, lo siete! Iniziate a godere, se non in coppia, da sole. Godere di tutto, perchè limitarsi? Rassegnatevi, è possibile. Iniziate ad uscire dallo schemino per cui siete fatte per aiutare. Se proprio avete questa urgenza, chiedetevi cosa diavolo – si diavolo! – vi sfugge. Se proprio proprio vogliamo credere di essere state fatte per qualcosa– e anche qui avrei cose da dire – osate pensarvi fatte per accogliere e ricevere godendo. Chiedete ai vostri corpi, ascoltateli, mettete a tacere ogni tanto la mente. I corpi animici sanno. Siamo fatte per godere! Ricevere è bellissimo e se non godi ricevendo c’è qualcosa che ti sfugge. Conosco donne che non sono grado di ricevere nemmeno un regalo, una bella parola, ricevono solo fardelli …Non basta raccontarsi che ci piace per farcelo piacere. Ascoltate i corpi. Il corpo te lo dice se sei sulla strada giusta! Il vostro corpo è un vostro alleato non è un nemico. In nessun caso. Il corpo provvisto di anima è saggio ed incapace di mentire. Solo la mente, mente.
Quindi si, la creatura in questione mi ha graffiata un po’. Ero in uno stato di grazia e col suo bisogno di aiutare mi ha strappata dal paradiso in cui mi trovavo. Non me lo aspettavo. Mi ha spiazzata. Tornata a casa ho appoggiato le buste della spesa ed ho raccontato tutto alla mia squadra. Lui aveva ancora lo sguardo con cui ci eravamo lasciati. I ragazzi erano ammutoliti. Mi hanno abbracciata. E poi abbiamo iniziato a scherzarci su. E poi ho avuto l’urgenza di scrivere. Ognuna c’ha le sue di urgenze. Da oggi non sono più “secca”. Io sono perennemente “bagnata”. Le ascelle, ho le ascelle perennemente bagnate! E questa è l’unico aspetto del mio corpo di cui mi vergogno.